Quanti di voi non si sono fermati ad ammirare questa opera d'arte? Eppure dal livello della strada non si riesce ad apprezzare quanto sia grossa questa statua... Nella foto che i "nostri investigatori" sono riusciti a trovare e risalente al 1911 è possibile apprezzare appieno le dimensioni del monumento. Notate la foto (presa dal sito Sckycrapercity e relativa a Roma sparita)? Rappresenta una cena all'interno del cavallo!! Più in fondo, invece, c'è una bellissima foto della Fonderia Bastianelli durante la realizzazione della statua equestre che sarebbe poi andata ad occupare un posto così importante nel Vittoriano. Riportiamo un piccolo brano presto da un libro di storia dell'arte:
Partiamo, ovviamente, dal Vittorio Emanuele II a cavallo, collocato al centro della macchina scenica. È opera di Enrico Chiaradia, uno scultore friulano, educato fra la Baviera (Accademia di Monaco) e Roma. Nel 1888 vinse il concorso per il monumento equestre da collocare al centro del Vittoriano. Lavorerà all’opera, parallelamente al Sacconi, senza poterla vedere ultimata: morirà infatti nel 1891, pochi mesi prima della posa definitiva, e ben vent’anni prima dell’inaugurazione ufficiale. Come potete vedere, la concezione è ben diversa da quella spregiudicata del Rosa, a Milano. E, d’altro canto, il contesto era diverso.
L’incedere solenne del cavallo e l’imponente figura di Vittorio Emanuele credo che davvero chiarissero in modo inequivocabile, a chi non l’avesse ancora capito, chi fosse il nuovo “padrone” di Roma! In questo senso l’opera di Chiaradia, gigantesca quanto il resto del monumento, ben si inserisce nella concezione propagandistica dell’intera operazione.
Eppure, lo stile non sembrava ancora sufficientemente controllato, ufficiale! Secondo il Sacconi, infatti, la statua era troppo realistica; il modellato troppo analitico, specie nei dettagli dell’uniforme, delle bardature del cavallo, del mantello. La questione è centrale! Una delle questioni, in realtà, più dibattute dalle giurie di tutti i concorsi: lo stile adottato è consono al messaggio da trasmettere? Ma il Vittoriano, con la sua sfacciata mole architettonica, in realtà, vanifica ogni discussione di questo tipo.
I gruppi plastici allegorici – forse con la sola eccezione del Grande Fregio dell’Altare della Patria e della statua equestre – sono talmente sovrastati dall’imponenza del tutto, che anche le più siderali antitesi stilistiche vi coabitano, senza creare disturbo all’insieme.
Due esempi, per comprendere il discorso, entrambi del 1911, l’anno dell’inaugurazione ufficiale.
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